“Mi capita spesso, soprattutto di recente, di aprire gli occhi la mattina e ti credere di essere in un altro luogo. Mi serve qualche minuto per rendermi conto di essere, in realtà nella mia casa, nel mio paese. Cioè, a volte, svegliandomi ho l’impressione di essermi risvegliato nella casa dove sono cresciuto, o altre case in cui ho abitato. Poi adesso, so che non posso uscire da questa casa, perché c’è il virus.”
Io gli chiedo come lo facesse sentire questo riconnettersi alla realtà e lui mi risponde, “in realtà provo un sentimento di speranza”.
Sembra strano ascoltare questa risposta. Probabilmente in questo caso ci si aspetterebbe un’emozione negativa, o ancora peggio un “non so”, che getta nella zona grigia dell’apatia. Invece la risposta mi colpisce ed io da questo senso di speranza mi lascio contagiare.
La speranza è un sentimento di debole intensità rispetto alle emozioni di cui siamo abituati parlare, ma per quanto fievole, la sentiamo nitidamente dentro di noi, quando si tratta di affrontare un momento difficile, una sfida. Ora che siamo nel periodo della quarantena, abbiamo perso tutti qualcosa che sia concreto, come il lavoro ad esempio, o che sia astratto come la libertà. Il bisogno di contatto si fa sempre più impellente, sentiamo la spinta a riconquistare lo spazio intorno a noi, evadiamo da casa nostra anche dissociandoci a volte, e da qualche parte sentiamo in agguato un senso di angoscia.
La speranza in questa fase di resistenza è fondamentale per andare avanti. È di fatto l’unica cosa che ci impedisce di soccombere allo scoramento e alla depressione. È la tenacia, quella leggera rabbia che ci permette di tenere duro adesso e di ricostruire dopo, ciò che la quarantena ha rovinato.
In psicologia fu Rick Snyder a studiare la Speranza e la definì come un supporto alla motivazione. Secondo Synder la speranza ci permette di elaborare strategie sia a livello ideativo sia a livello pratico per raggiungere un obiettivo. La speranza, in questo momento storico, come in ogni momento della vita, rappresenta una risorsa per l’individuo, uno strumento che noi psicologi stessi, incentiviamo nel percorso di crescita. La speranza non è mai negativa, ma è una propulsione che nasce spontaneamente da noi stessi verso il nostro benessere.
Se facessimo caso a ciò che diciamo in questi giorni la parola speriamo ricorre spesso. Diciamo: speriamo di riuscire a riprendere il lavoro, speriamo di poter tornare a viaggiare, spero di riuscire a laurearmi in quella data, spero di poter partorire con mio marito accanto, spero di tornare presto a scuola e stare con i miei amici, spero di riabbracciare presto i miei genitori...
La speranza è una tendenza a proiettare nel futuro un pensiero positivo senza il quale le cose perderebbero la loro ragion d’essere.
Come coltiviamo la nostra speranza? Tu in cosa speri?
Dott.ssa Chiara Lazzari
Psicologa-Psicoterapeuta
(Pomezia)
Tel. 3407643157